Chiediamo asilo politico. Lo hanno scritto gli abitanti di Linosa in uno dei tanti striscioni esposti durante la loro protesta.
Dopo cinque bandi andati deserti per l’appalto del servizio di collegamento veloce “aliscafo” per la tratta Porto Empedocle, Lampedusa e Linosa, i linosiani sono scesi in piazza per gridare tutta la loro rabbia, la loro indignazione e dire basta alle false promesse e alle lusinghe.
Sono ora in assemblea permanente presso la sede della delegazione comunale perché si ritengono, giustamente, lesi nei propri interessi personali ed economici.
In mancanza di una struttura ospedaliera, l’aliscafo rappresenta un mezzo di collegamento veloce per tutti coloro che necessitano di quelle prestazioni che sull’isola non vengono erogate quali, quali appunto, soprattutto, i servizi medico-sanitari.
Un’estate senza aliscafi significa, poi, un collasso della stagione turistica e conseguentemente il crollo del 90 % dell’economia dell’isola nonché – dicono – un aggravarsi di una crisi che già colpisce la più piccola delle isole Pelagie.
Una protesta – aggiungiamo noi – che forse avrebbe bisogno di un sostegno più energico da parte dall’amministrazione comunale che dovrebbe fare sentire – come in altre occasioni, anche recenti – più forte tutta la propria indignazione per quanto sta accadendo.
L’avere chiesto provocatoriamente l’asilo politico – come fanno tanti migranti che giungono sulle isole delle Pelagie – vuol dire proprio che i linosiani non ne possono proprio più.