AGRIGENTO, LA STRAGE DI ALBERI: ATTILA UN DILETTANTE

Sta suscitanto polemiche a non finire e tante, ma tante perplessità ad Agrigento la decisione di tagliare decine di alberi.
Determinazione assunta- spiegano – a tutela della pubblica incolumità. Perfetto.
Ma i dubbi restano. Le perplessità per questa strage?
La prima: se non ricordiamo male uno dei pochi alberi caduti in città – avvenne lo scorso mese di ottobre al villaggio Peruzzo – paradossalmente non era stato inserito – dopo un lungo, appronfondito e competente studio – tra quelli che rappresentavano un imminente pericolo per la pubblica incolumità, da richiedere l’immediato taglio. Si rischiò grosso. L’albero venne giù. E dire che l’albero – appunto – era stato oggetto di un un accurato esame. Ma non fu “tagliato”.
Il perito dichiarò – sentite un po ‘ – che l’albero non era tra quelli da abbattere immediatamente ma che tuttavia era a rischio stabilità, come evidenziato dallo studio. L’albero andava sfoltito e alleggerito nella chioma.
C’è da stare tranquilli? O nel dubbio tagliamoli tutti per evitare brutte figure? Bisognerebbe fare chiarezza, perchè non è certo bello assistere al taglio di decine e decice di alberi quasi fosseto giunti ad Agrigento  gli Unni con in testa Attila.
Ben vengano allora i chiarimenti sollecitati dalla Soprintendente che ha chiesto al Comune una dettagliata relazione su quanto sta avvenendo, accompagnata da planimetrie, con la indicazione delle zone dove si è intervenuto allegando anche una documentazione fotografica e soprattutto indicando i motivi per i quali è stato deciso di procedere a questa “strage”.
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Per un inspiegabile refuso era finito  – traendoci in errore – tra la posta in arrivo un vecchio comunicato di Legambiente che denunciava  un’altra strage di alberi. 

Ci eravamo meravigliati che l’associazione ambientalista prendesse una così dura posizione contro l’amministrazione comunale denunciando la strage di alberi. Il comunicato era naturalmente precedente all’era Firetto.

Era davvero un bel  comunicato. Ma erano altri tempi.

Ecco cosa cosa scriveva Legambente:

“Allarmati dalle telefonate di alcuni cittadini residenti nella sottostante Via Crispi stamattina ci siamo recati presso la Villa Bonfiglio, trovandovi una nutrita squadra di operai di una ditta privata incaricata dal Comune di Agrigento impegnata a trasformare il grosso tronco di un eucalipto in legna da ardere.
Tanto gli operai quanto il proprietario della ditta sopraggiunto sul luogo ci hanno confermato ciò che avevamo immaginato, e cioè che il Comune si era attivato per eliminare il rischio incombente sulla Via Crispi a causa di alcuni alberi in cattivo stato di salute insistenti lungo la scarpata.
Ora, non si intende contestare al Comune l’operazione in corso, stante la priorità che sempre e comunque occorre dare alla salvaguardia della pubblica incolumità. Ci lasciano però ancora una volta perplessi e preoccupati tanto le modalità quanto la tempistica scelte per porre in essere quello che ai nostri occhi si è giocoforza presentato più che come un intervento di prevenzione del rischio come una “strage” indiscriminata di piante, alcune delle quali per nulla pericolose.
Così, ad esempio, un’intera fila di pini che con la scarpata in questione non hanno nulla a che vedere, hanno subito evidenti danni alla corteccia, danni che, tra qualche tempo, potrebbero con alta probabilità decretarne la morte e quindi rendere necessaria la loro capitozzatura. La legna da ardere rappresenta certamente un buon affare economico per chi la detiene e la commercializza, ma gli alberi in salute sono un ottimo “affare” sociale per i territori che li ospitano e per le popolazioni che beneficiano della loro presenza.
Identicamente, lungo la scarpata oggetto dell’intervento sono state eliminate decine e decine di piante, lasciando il terreno del tutto privo di quella copertura vegetazionale che, insieme all’apparato radicale degli alberi, minimizza il rischio idrogeologico e previene dunque gli eventi franosi. Chi ha programmato questa operazione ha tenuto nel giusto conto questa eventualità, considerato che ci troviamo in una zona che purtroppo in questo senso ha già evidenziato una particolare fragilità e che ancora oggi è tristemente segnata dalla sottovalutazione di tale problematica?
Ci chiediamo infine perché, nel programmare questa tipologia di interventi, vengano sempre regolarmente disattese le prescrizioni relative per un verso alla giusta tempistica, e quindi alla individuazione del periodo adatto in cui effettuare la capitozzatura delle piante per consentire alle stesse di “ricacciare”, cioè di tornare a vivere; e, per l’altro verso, alla opportunità di operare nel tempo in più fasi e non in un’unica soluzione, evitando così di intaccare pesantemente quella funzione di consolidamento del terreno e di prevenzione del rischio-frane che sin dai primi anni di scuola viene indicata come una delle principali qualità degli alberi.
Attendiamo, insieme ai cittadini, delucidazioni sul caso in questione da parte del Comune di Agrigento”.