Il business miliardario dell’immigrazione, controlli nell’Agrigentino

allerme scabbia augusta (3)”C’è da rimanere esterrefatti“. Cosi il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone sull’indagine che i magistrati campani  stanno conducendo  sulla truffa con soldi dei migranti. Indagini che si stanno estendendo  ormai in altre regioni.

“Se anche il mondo dell’impegno sociale – prosegue Cantone – fa registrare questi episodi è chiaro che il livello di diffusione del malaffare è tale che nessuno da solo ce la può fare nel contrasto alla corruzione”.

Un mondo  del sociale  che gestisce un business  miliardario  nato  attorno all’arrivo in Italia  di centinaia   di migliaia di migranti.

E attorno a tale business  si stanno intensificando in tutta Italia  i controlli da parte dell’autorità giudiziaria e di quelle sanitarie che stanno interessando anche alcune strutture  che opera in provincia di Agrigento. Le  segnalazioni riguardano tre centri che operano a Favara,  a Castrofilippo e  Aragona dove sarebbe state riscontrate   irregolarità  inadempienze  e gravi criticità sul fronte  igienico -sanitario.   Si tratta di  strutture per migranti non governative.

Sono ormai  decine e decine   i  privati, che cavalcando l’emergenza immigrazione   sono stati autorizzati  a gestire tali strutture: strutture che  si stanno ormai moltiplicando a dismisura in provincia di Agrigento, dove alla trentina di centri  già esistenti se ne potrebbero aggiungere altri cinquanta nel giro di poco tempo.

Da qui la richiesta e la necessità che  le procedure autorizzative   – per l’accertamento  dei requisiti dei richiedenti e delle strutture messe a disposizione –   siano rigorose per come imposto dalla legge.

Sono tre le onlus campane  finite sotto inchiesta perché lucravano sui soldi destinati agli immigrati.

Una vera e propria bufera che sta travolgendo il terzo settore tra l’incredulità e lo sconcerto

Finivano a responsabili e collaboratori della Caritas di Teggiano nel Salernitano parte dei soldi lucrati sugli aiuti ai migranti: è un’ipotesi sulla quale stanno lavorando i pm napoletani titolari dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Alfonso De Martino – il presidente dell’onlus accusato di essersi appropriato di oltre un milione di euro – e della compagna Rosa Carnevale, ai domiciliari. Tutte le onlus finite sotto inchiesta ribadiscono e rivendicano la correttezza del proprio operato.