Papa Francesco ha firmato il decreto: Rosario Livatino sarà proclamato Beato

Rosario Livatino, il giudice canicattinese assassinato dai mafiosi della “Stidda” ad Agrigento il 21 settembre 1990, sarà Beato. Di Livatino, nato a Canicattì il 3 ottobre 1952, è stato i riconosciuto il martirio “in odium fidei” (in odio alla fede).


 A firmare il decreto che ha autorizzato la promulgazione è stato Papa Francesco. Lo ha fatto nel corso di un’udienza col cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi.

Col decreto è stato riconosciuto “il martirio del Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, Fedele laico; nato il 3 ottobre 1952 a Canicattì (Italia) e ucciso, in odio alla Fede, sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento (Italia), il 21 settembre 1990”.

 La prova del martirio “in odium fidei” di Livatino, è arrivata anche grazie alle dichiarazioni rese da uno dei quattro mandanti dell’omicidio, che ha testimoniato durante la seconda fase del processo di beatificazione e grazie alle quali è emerso che chi ordinò quel delitto conosceva quanto Livatino fosse retto, giusto e attaccato alla fede e che per questo motivo, non poteva essere un interlocutore della criminalità. Andava quindi ucciso.
   
Dopo la sua morte Giovanni Paolo II, incontrando ad Agrigento i suoi genitori, aveva definito Livatino “un martire della giustizia e indirettamente della fede”. L’incontro avvenne la mattina del 9 maggio del 1993: nel pomeriggio Giovanni Paolo II avrebbe lanciato nella valle dei Templi l’anatema contro la mafia, che sorprese tanti giornalisti al seguito del Pontefice.

Meno – sorprese – coloro che qualche ora prima  prima avevano vissuto nella sede del Vescovato di Agrigento  gli intensi  momenti dell’incontro che Papa Wojtyila aveva avuto con i genitori  di Risario Livatino.  

Il  “piccolo giudice” che aveva sfidato le cosche. Che aveva osato confiscare beni per miliardi di lire a boss di prima grandezza del ghota mafioso agrigentino.

Per loro che vivevano  ormai solo nel ricordo del sacrificio  del loro Rosario, il Santo Padre ebbe parole di conforto. Strinse a sé la mano della signora.

Rosalia Livatino emozionata, non riuscì a trattenere le lacrime. “E’ una gioia incontrare il padre comune ed essergli accanto nella lotta alla mafia”.

“Siamo felici di avere potuto incontrare il Cristo in terra. E’ la nostra speranza. E’ tutto per noi. Speriamo ora che ci sia un risveglio delle coscienze. Che siano in molti a combattere il male assieme al Santo Padre”.

Poche ore dopo, nella Valle dei Templi, Giovanni Paolo Secondo lanciò l’anatema contro la mafia.

Anche Papa Francesco, che ha molto sostenuto la causa di beatificazione aperta nel 2011, ha lodato la figura del magistrato: incontrando nel novembre del 2019 i membri del “Centro Studi Rosario Livatino”, lo ha definito “un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”.
La cerimonia di beatificazione di Rosario Livatino si svolgerà ad Agrigento il prossimo 9 maggio.